“E’ meglio di no”

“è meglio di no”

Mi stupisce sempre quanto dialogo ci possa essere con la montagna: vivere luoghi selvaggi e quasi mai frequentati che ci riportano indietro nel tempo, in una valle antica ferma nell’altro secolo. In questi giorni della Merla così caldi, tanto ci affanniamo per trovare l’inverno, tanto ci preoccupiamo per le condizioni delle nostre cime, il manto nevoso, il ghiaccio.

Eppure non mi sembrava preoccupata Lei, la montagna, che viveva normalmente con la sua poca neve e con le tracce degli ungulati a cui questo caldo anomalo sicuramente offre ristoro.

Andando a caccia dell’inverno, con il sacco pesante, camminiamo lungo la mulattiera: lasciamo le nostre impronte sulla poca neve mentre tutto è silenzioso, tutto dorme. Una grossa valanga è scesa molti giorni fa, camminiamo sopra a questi grandi blocchi e penso a quanto rumore deve aver fatto questa valle quando si è scrollata di dosso tutta questa massa di neve enorme.

L’anfiteatro ghiacciato si presenta davvero particolare: a sinistra l’acqua ha scavato un grande crepaccio lungo la roccia facendosi strada tra la valanga e i blocchi di neve dura, sulla destra alcune bellissime frange e tende di ghiaccio colorano la roccia.

L’acqua che scorre ci bisbiglia piano che fa caldo. Da sopra il canale sulla sinistra rotola un blocco di ghiaccio stanco. Ammiriamo la cascata, una piccola frangia si stacca sulla destra e cadendo al suolo fa un rumore di cristalli rotti, come un cameriere a cui cadono tanti i bicchieri sporchi dal vassoio. Guardiamo ancora in su e pochi secondi dopo le frange di destra si lasciano cadere a terra rovinosamente con un grande frastuono.

Ritorniamo sui nostri passi, ascoltiamo la discesa, gli animali, la luce surreale sopra al colle.

Oggi la montagna ha parlato con noi e ci ha detto: “è meglio di no”.

Dafne Munaretto