Ai Brix, il racconto di Mauro
Mauro e Fabrizio sulla Via Ai Brix al Mucrone
Velature di umidità e nubi in gestazione durante l’avvicinamento. Alle 9 cominciamo a scorgere l’attacco della via. L’Alpe Sette Fontane e le sue prue paravalanghe, ci ricordano quanto la natura sia possente ed indipendente. Due placchette metalliche, pur in lontananza, ci attraggono, guidandoci verso lo sperone di roccia che cercavamo. Malghe piene di vita e di fatica, in questa prima metà di settembre, sono gli unici ed ultimi contatti con la civiltà per le prossime ore. Passato il tagliente ed algido canale del Limbo scorgiamo un ometto di pietre ad una cinquantina di metri, alchè, guardando in alto a destra, arrivati a quest’ultimo, prendiamo a salire frettolosamente verso lo sperone roccioso. Un bel fiatone ad affrontare immaginari gradini, nell’erba scivolosa dell’irto tratto finale d’avvicinamento, ed eccoci a toccare le placchette che si mostravan già da lontano. Con calma dogmatica e precisa ci prepariamo all’ascesa, ci si controlla a vicenda, uno sguardo alla roccia ed alla fila di fix che indicano la via da interpretare. Si susseguono tratti verticali a brevi trasferimenti erbosi, quasi con cadenza matematica. Il sole e l’azzurro ci regalano nitidezze effimere ma piacevoli e ricaricano lo spirito concentrato nell’ascesa. L’ambiente è selvaggio. Salendo, solo i campanacci delle vacche al pascolo, ormai molto più in basso, rompono le rare parole tra compagni di corda, e talvolta, le nubi più fitte ci avvolgono ed andiamo a perdere quasi il contatto visivo tra di noi. Il tempo, sul nostro Mucrone, è così da sempre. I passaggi si mostrano talvolta tecnici, da studiare con attenzione, e spesso occorre forza e decisione.. Ho pensato ad una sorta di bouldering mucronico. La chiodatura non regala nulla e a volte serve un po’ di coraggio ma gli spit ci sono dove la difficoltà cresce (bravo Munarin). Nei passi più difficili si riesce quasi sempre a fare A0, solo alcune uscite su cengia sono drammaticamente (ridendo) affidate alla resistenza delle zolle d’erba ma qui, forse a tradire, è la mia ruvida tecnica. La scarsa frequentazione rende tutto avventuroso: poche tracce di sentiero nei trasferimenti, via a volte un po’ lichenata (anche se la roccia ha un grip fantastico), erba che a volte nasconde appigli o spit. Abbiamo abbandonato la via sul sentiero delle Traversagne. L’ora ormai non permetteva più di proseguire nell’ultimo salto verso la croce del Mucrone. Ambiente, lunghezza dell’itinerario e meteo sono fattori da considerare per affrontare questo (piccolo) viaggio, partendo dalla propria forma fisica, volontà e tecnica. Bellissima giornata di metà settembre 2018 in compagnia di Fabrizio B.
Note: – All’uscita dal decimo tiro costeggiare a sinistra le roccette ed obliquare in leggera discesa verso lo sperone successivo (trasferimento). – I gradi non sono morbidi. – I tiri non superano mai i 30 mt. – Una mezza corda da 60 mt doppiata è sufficiente ma con due mezze ci si assicura una fuga veloce e sicura in caso di necessità. – Due o tre friends tra piccoli e medi possono tornar utili ma non necessari. – Se il meteo peggiora o se prevale la stanchezza valutare l’abbandono. – In via non c’è possibilità di trovare acqua.
Mauro Tosin
LINK INTERNI
– Guarda la relazione Mucrone Sud – Ai Brix