Cani da valanga, quando l’animale affianca l’uomo

Cani da valanga, quandro l'animale affianca l'uomo

Storie di cani, animali speciali che a seguito di un difficile percorso addestrativo entrano in simbiosi con l'uomo

Riflettendo a lungo sull’importanza del lavoro svolto dai cani da valanga, ci è sorto il desiderio di intervistare i loro conduttori per farci raccontare le loro esperienze, gli aneddoti e il percorso formativo. L’estrema capacità di questi animali nell’individuare un sepolto o un disperso ha nelle diverse epoche un denominatore comune: il grande rapporto di amore e fiducia che si instaura tra l’animale e il conduttore. I due si rivelano un’unica identità che agisce in simbiosi. 

In questo articolo vogliamo raccogliere tre importanti testimonianze nelle diverse epoche, dal precursore Leonardo Gianinetto, all’esperienza degli anni Ottanta e Novanta della Guida Alpina Amabile Ramella Cravaro, alla vita cinofila oggi del Tecnico UC del Soccorso Alpino Piemontese Chiara De Col.

Chiara De Col con Justy

I precursori - Ricordo di Leonardo Gianinetto

Con una personalità poliedrica e dai molteplici interessi Leonardo Gianinetto fu tra i fondatori del Centro Soccorso Alpino Biella, prima ancora che nascesse il Corpo Nazionale in cui questo poi confluì, così come fu tra i primi animatori della Scuola di sci alpinismo Sergio Scanziani del C.A.I. Biella, operando come istruttore. Nel Soccorso Alpino svolse l’attività di Ispettore e di Delegato tra il 1964 e il 1989. Fu tra i primi ad operare come Unità Cinofila da ricerca in valanga (U.C.V.) e divenne Coordinatore Regionale delle U.C.V.

Fu fondatore della Consociazione Amici dei Sentieri del Biellese (C.A.S.B.). L’idea nacque nel 1977 in seno alla Commissione Sentieri del CAI di Biella, dando quindi vita ad un Comitato Promotore e come tale operò fin da subito. Da questo comitato nacque il 10 luglio 1980 la Commissione Coordinatrice per la Segnaletica dei Sentieri Biellesi con una riunione plenaria a cui presero parte 40 rappresentanti di Società, Enti, Comunità delle vallate interessate. La C.A.S.B. nacque il 9 maggio 1985 e fu subito predisposto il catasto dei sentieri, una raccolta di tutti i percorsi noti delle alpi biellesi indicati con una sigla della valle e un numero. Tale sigla si è resa molto utile nell’individuazione dei percorsi, in particolare per le chiamate di soccorso.

Leonardo Gianinetto fu il primo conduttore biellese di Unità Cinofila di soccorso in valanga, prima con Dixi poi con Ulla, due pastori tedeschi. Partecipò a numerosi interventi di ricerca in valanga anche fuori dal biellese.

Nel ’72 entra in servizio con il cane da valanga Dixi, addestrato alla scuola di Solda. Poco tempo dopo Dixi muore, si presume avvelenato dai vicini.

Sabato 1° febbraio 2014: Funerali di Leonardo Gianinetto.

Eravamo in pochi ad accompagnare Leonardo nel suo ultimo ‘viaggio’. Aveva lasciato scritto che i funerali dovevano svolgersi in forma strettamente privata, e per questo non abbiamo potuto rendergli omaggio indossando la divisa del Soccorso Alpino, innalzando il labaro e portando il feretro sulle nostre spalle, com’era avvenuto in altre occasioni.

Avrebbe sicuramente meritato tutti gli onori possibili, per la persona che è stata, per il suo passato e per tutti gli anni che ha dedicato al Soccorso Alpino, sin dalla nascita del Centro Soccorso Alpino Biella nel 1950.

Leonardo, con la sorella Adriana, dedicò molte risorse a favore dell’ANFFAS, l’associazione che si prende cura dei disabili, donando loro la cascina Carrubi di Salussola, che gli alpini dell’Associazione Nazionale Alpini biellese ristrutturarono tra gli anni 1990 e 1994, realizzando un Presidio Residenziale e Soggiorno Agricolo per sedici adulti disabili senza famiglia. L’opera fu dedicata ai genitori di Adriana e Leonardo, Marie e Mario Gianinetto, con il motto associativo “Ricordare i morti aiutando i vivi”.

Per gentile concessione di Martino Borrione, tratto dal libro Storia del Soccorso Alpino Biellese che presto sarà pubblicato 

Leonardo Gianinetto con il suo cane

Anni Ottanta e Novanta - L'esperienza della Guida Alpina Amabile Ramella

La mia esperienza con i cani da valanga inizia nel 1982, cioè quando ho partecipato ad un corso annuale per accedere al S.A.G.F. (Soccorso Alpini Guardia di Finanza).

Entrando a far parte di questo mondo ho potuto conoscere da vicino tante persone di un alto profilo tecnico-professionale, in particolar modo dell’allora M.A. ARICI Carlo, un vero e proprio “Guru” del mondo cinofilo a livello nazionale.

Proprio da lui ho sentito parlare per la prima volta in modo entusiasta ed ammirevole di Leonardo Gianinetto definito come persona umile e molto preparata nell’addestramento dei cani da valanga in Piemonte.

Con i cani da valanga ed i loro istruttori ho fatto spesso da “figurante” nelle varie ricerche sia in valanga che in terreno boschivo, apprezzando quel tipo di lavoro ed appassionandomi sempre più.

Al termine di questo mio anno di addestramento venivo assegnato alla Stazione SAGF di Alagna Valsesia dove ho potuto apprezzare ed imparare tantissimo dai miei nuovi colleghi.

Tra i componenti della Stazione vi era un cinofilo (Silvio Mondinelli), con il quale ho subito legato e che mi ha trasmesso ancor più la passione per i cani….

Più tardi alla fine degli anni ottanta diventando “conduttore cani da valanga”, ho potuto conoscere direttamente quell’ambiente e vivendo tante e diverse situazioni valanghive, sia sotto forma di esercitazioni che di vere e proprie tragedie.

Una di queste tragedie che mi ha colpito, sia per l’enormità della valanga stessa che per l’esito finale. è stata quella di Chapy del 17 febbraio 1991 in Val Ferret.

In quell’occasione le ricerche con le unità cinofile si sono protratte per diversi giorni e tutto l’apparato del Soccorso Alpino civile e militare si è prodigato nella ricerca.

Purtroppo nonostante il pochissimo tempo trascorso dalla caduta della valanga e l’inizio delle ricerche fosse stato di pochi minuti l’esito finale fu drammatico per tutte le persone coinvolte.

L’unico ad essere stato estratto vivo dalla valanga dopo la segnalazione di un cane ed il suo conduttore fu un camoscio, sepolto da alcuni giorni sotto la massa nevosa ad una profondità di oltre due metri. 

Amabile Ramella Cravaro, Guida alpina ed ex membro del Soccorso Alpino Guardia di Finanza

Vita cinofila oggi - L'esperienza di Chiara De Col

La mia storia cinofila ha avuto inizio in seguito un evento scatenante: 6 marzo 2011, giorno della valanga al Monte Camino.

A quel tempo giocavo ancora a calcio, ero in trasferta e alla radio è passata la notizia della valanga che non specificava bene la zona dell’evento. Sapevo che in zona c’erano la mamma e la zia; e in seguito che nella valanga erano probabilmente coinvolti degli amici. Quel giorno ha fatto scattare in me qualcosa, mi sono resa conto che in quanto assidua frequentatrice della montagna, quegli eventi avrebbero potuto ripetersi e che io, anche fossi stata presente, non sarei stata in nessun modo in grado di portare aiuto. Così decisi che era il momento di dare una svolta alla mia vita ed entrai nel Soccorso Alpino, presi l’abilitazione di OSA (operatore soccorso alpino) nel 2013 dopo un anno passato ad allenarmi e quel titolo mi ha permesso di intraprendere la carriera cinofila.

Nel 2014 è arrivata Nube, pastore biellese, che nonostante il duro lavoro si è rivelata non essere caratterialmente adatta a quel tipo di lavoro e che è diventata parte della famiglia come cane da compagnia.

Nell’aprile del 2015 è arrivata JUSTY (nome completo che già dice tutto: JUST DO IT de morafon) un Pastore Belga  Malinois. E’ arrivata con tutta la potenza che la sua razza rispecchia: energia, determinazione, passione. Un uragano di non facile controllo che ha richiesto molto impegno, precisione e soprattutto tempo. Un cane nato per il lavoro e per la dedizione al proprio conduttore. L’11 giugno 2016 abbiamo raggiunto il brevetto di UCRS, che ci ha dato l’operatività nella ricerca in superficie di persone disperse in ambiente impervio. L’11 marzo 2017 abbiamo raggiunto il brevetto di UCV, unità cinofila da valanga, con il quale abbiamo avuto accesso alla turnazione nelle 3 basi di elisoccorso piemontesi nel periodo che va da dicembre ad aprile. E da lì sono iniziate mille avventure, la vita in base, le uscite in elicottero, le ricerche, la consapevolezza di poter essere la “possibilità in più” per le persone che andiamo a cercare, senza la presunzione di voler essere noi a salvarle ma sapendo di aver impiegato nell’intervento tutto ciò che avevamo a disposizione. Ora, se ripenso alla valanga del Camin,o ho la convinzione che dovesse succedere nuovamente, trovandomi lì in prima battuta imbarcata con Justy sull’elicottero, potremmo davvero essere utili, potremmo davvero dare quella speranza in più ai sepolti; e quella possibilità la danno tutti i cinofili che tutti i giorni nel periodo invernale turnano nelle basi di elisoccorso o aspettano la chiamata per entrare in supporto e tutti i volontari del Soccorso Alpino.

Il percorso cinofilo richiede grande passione, tempo e sacrificio. Bisogna per prima cosa entrare a far parte del soccorso alpino, superare le selezioni di arrampicata, sci alpinismo e cascate di ghiaccio, per accedere al corso di 1 anno che porterà al raggiungimento della qualifica OSA. Da li inizia il percorso con il cane, la scelta del cucciolo e la formazione. Bisogna insegnare al cane a sfruttare a favore dell’uomo il suo potentissimo olfatto e lo si fa tramite il gioco. In tutta la sua vita lavorativa il cane non fa altro che superare ostacoli giocando, più è motivato e focalizzato su questo e più è operativo in fase di ricerca. Per insegnargli a risalire o a seguire delle tracce di odore umano, gli istruttori fin dai loro primi giorni di vita, insegnano ai cuccioli che l’uomo è il loro migliore compagno di gioco e che tutte le volte che possono interagire con uno di loro è momento di gioia e divertimento. Tramite un percorso mirato gli si insegna poi a discriminare gli odori, a capire se una persona è bisognosa di aiuto o se invece è un altro volontario impiegato nella ricerca o un passante; gli si insegna a segnalare al conduttore i ritrovamenti, tramite l’abbaio in superficie e lo scavo in caso di valanga. Ogni volta che in fase di formazione il cane raggiunge i suoi obiettivi viene premiato con il suo gioco preferito che in base alle razze può essere il manicotto (con cui instaura un gioco di contesa con il figurante) o il cibo; spesso è sufficiente anche una gratifica sociale una carezza o un “bravo”. In parallelo si insegna al conduttore a leggere tutte le sfumature del suo compagno a quattro zampe, a capirne i segnali in modo da indirizzarlo in maniera corretta al lavoro; quello che dovrà venire a crearsi è un binomio che pur lavorando in maniera indipendente collabora costantemente (cane  segue olfatto- conduttore segue GPS o ARTVA o fa una ricerca vista-udito).

Ogni mese vi sono gli addestramenti con gli Istruttori Nazionali che sono dislocati sul territorio. Nel mio caso il mio istruttore di riferimento si trova in Ossola. Ogni mese, due volte al mese nel periodo in cui il cane era cucciolo andavo in trasferta in Ossola per partecipare alle esercitazioni, a questo bisogna aggiungere i due corsi nazionali annuali (della durata di una settimana ciascuno) che portano ai brevetti di classe A e B. Il primo anno si ha accesso alle classi A (giugno superficie – gennaio valanga) che formano i cani e conduttori e li indirizzano e preparano ai simulati che affronteranno l’anno successivo nelle classi B per ottenere i brevetti. Ci vogliono quindi due anni totali per brevettare i cani, compatibilmente con le loro capacità, ma il percorso non finisce qui; infatti gli addestramenti continuano anche dopo il brevetto ogni mense, a questo si aggiunge la parte tecnica da seguire con la scuola, le chiamate agli interventi e i reciclaggi annuali per verificare lo stato di operatività.

E’ una strada intensa ma piena di soddisfazioni, il rapporto che si viene a creare con il cane è ineguagliabile e lo sguardo pieno di gratitudine delle persone che si riesce ad aiutare ripaga di tutti i sacrifici fatti. Se devo pensare all’intervento o all’evento che più mi hanno segnata faccio fatica a decidere, ho sempre pensato che le emozioni più forti siano quelle che ancora devono venire, quelle ancora avvolte dal mistero e dall’incertezza sull’esito.

Delle storie passate, di cui il finale è già stato scritto, posso solo avere ricordi bellissimi anche se a volte molto duri, con la consapevolezza di aver dato il meglio che in quel momento potevamo dare e di aver preso spunto dall’accaduto per crescere e fare meglio nel futuro. Come in tutte le professioni anche nella vita del cinofilo c’è sempre da imparare, c’è sempre uno spunto per crescere e spesso quello spunto arriva dal quadrupede al nostro fianco. C’è una poesia molto bella di Neruda che rispecchia in pieno questo mondo e recita nel finale:

“…la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo
trasformata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda

intrisa di rugiada.”

Chiara De Col, Tecnico UC del Soccorso Alpino Piemontese

Chiara De Col con Justy

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