Storia dell’Alpinismo Biellese
Storia delle Alpi Biellesi, le salite e i personaggi che hanno fatto la storia dell'alpinismo biellese
In questa pagina tratteremo la storia dell’alpinismo sulle Alpi Biellesi.
Da sempre le montagne Biellesi sono state percorse lungo i sentieri che attraverso i colli che collegano le Valli di Gressoney, Champoluc, Alagna e la Svizzera con la pianura Padana, sentieri che, negli anni passati, hanno visto un fiorente scambio commerciale, attraverso montagne allora molto più antropizzate.
Le principali cime e creste di queste nostre Alpi sono state sicuramente salite da pastori e viandanti.
Le primissime esplorazioni del Novecento: la mitica Via del Canalino
La prima scalata documentata, realizzata con puro intento sportivo, è la Via del Canalino al Mucrone salita il 28/6/1909 da Amerigo Boggio Viola, L. Vigliani, F. Bogga, U. Nicodamo. Fu un’avventura rocambolesca: ad un certo punto, giunti al passaggio chiave della “Pera ‘ncastra” il Boggio perse la suola chiodata di uno scarpone. Decise quindi di toglierli entrambi e superò il passaggio scalzo. Molti anni dopo nel 1922 l’accademico del CAAI Alessandro Martinotti, facendo la prima ripetizione della via, ritrovò la suola e la riportò al legittimo proprietario.
La salita del Canalino rappresentò per l’epoca una vera impresa considerando che, data la difficoltà (quarto superiore) e la lunghezza di duecentocinquanta metri, la via era vicina ai massimi standard dell’epoca.
In realtà la Cresta dei Carisey al Monte Mars, oggi grande classica, sicuramente fu salita in un periodo antecedente, ma non si hanno notizie certe documentate.
Gli anni Quaranta
Negli anni ’40 le pareti Biellesi riacquistarono interesse, prima fra tutte la Parete Piacenza, una placca granitica ben visibile da Oropa. La Parete Piacenza fu così chiamata dai tentativi di salirla all’inizio del ‘900 che fece Mario Piacenza (primo salitore della Cresta di Furggen al Cervino con le Guide Alpine Jean Joseph Carrel e Joseph Gaspard); la Parete Piacenza restò per molto tempo la parete più difficile delle montagne biellesi in quell’epoca.
I Torinesi Antonio Villa e Luigi Lanati, su invito di Carlo Ramella, raggiunsero il Mucrone il 28 luglio del 1940; in quell’occasione, riuscirono a salire la Via Normale alla Parete Piacenza, con difficoltà di quinto grado su placca verticale ed esposta. Lo stesso Carlo Ramella la settimana successiva andò con Gianni Miglietti per ripetere la via e nell’occasione aprì una variante che si configura come l’itinerario tuttora percorso. Più tardi, il 15/8/1942, la salì in prima arrampicata solitaria e lo stesso giorno ne fece la prima discesa.
Negli anni Quaranta si affacciarono sulla scena dell’alpinismo biellese due guide alpine fortissime ed attive in tutte le Alpi occidentali: Primo Momo e Bruno Pofi.
Tra le loro imprese si annovera la mitica prima ripetizione della Parete Sud del Cervino, mentre sulle montagne di casa iniziarono un’esplorazione che li portò ad aprire le vie oggi più classiche, sempre eleganti, su buona roccia ed in totale arrampicata libera. La più ripetuta oggi è la classicissima Via Innominata al Mars, aperta nel 1939 su uno sperone di 450 m su cui già Alessandro Martinotti aveva messo le mani. Il nome Via Innominata fu attribuito proprio perché, a seguito della prima salita, il Momo non fu certo che il Martinotti, nel corso delle sue uscite solitarie, fosse già riuscito precedentemente nell’impresa.
La collaudata cordata salì in prima invernale nel 1939 il Canalino del Mucrone Invernale, ancora oggi considerata una via di misto molto difficile.
In seguito, il 1 giugno del 1941, salirono la Via 35 al Mucrone, sempre su ottima roccia.
Sempre sul Mucrone, nell’estate del ’42 aprirono la Via Monformoso al Mucrone. Questa via si trova in un luogo per l’epoca scomodo da raggiungere e situato in un lato poco visibile della montagna. E’ necessario chiarire che all’epoca di Momo e Pofi non era abitudine redigere delle relazioni tecniche come le intendiamo noi oggi. Come spesso accade, la Via Monformoso fu negli anni molto sottogradata: in realtà presentava tratti di quinto superiore obbligatori senza possibilità di proteggersi e massima esposizione. Ancora oggi questa via, pur addomesticata da una chiodatura a fix inox, non può che far suscitare grande ammirazione nei confronti degli apritori che la salirono con i mezzi dell’epoca.
Nel febbraio del 1943 tornarono sul Mars affrontando in prima salita la severa parete nord-est: la via oggi è in stato di abbandono.
Primo Momo e Bruno Pofi affrontarono anche salite di rilievo in Valle Cervo: lo spuntone isolato detto La Mitria fu raggiunto il 29 giugno del 1941, con grande intuito, per un bello sperone di centocinquanta metri.
Negli stessi venne aperta la bella e difficile via di Carlo Ramella e Gianni Miglietti alla Nord dei Gemelli, con una faticosa dulfer allora valutata di quinto grado superiore (ma valutata in questo modo poiché normalmente salita con l’aiuto di chiodi e staffe): oggi, se percorsa in libera può essere tranquillamente valutata 6a pieno.
Tra gli anni Quaranta Cinquanta: la figura di Nito Staich
In questo scenario di arrampicate soprattutto libere, mirate a sfruttare i punti deboli della parete, si trovò ad operare Nito Staich, alpinista triestino, allievo di Emilio Comici, giunto nel biellese a seguito dei tragici eventi dell’8 settembre 1943. Nito, abituato alla verticalità del calcare e pratico delle nuove tecniche, scelse i tracciati in base all’estetica, forzando, in libera ed in artificiale, passaggi fino ad allora nemmeno concepiti.
Le vie furono salite con grande purezza di stile e sobrietà di mezzi, restando un termine di paragone tuttora attuale.
Lo Staich iniziò con l’apertura della Via Direttissima alla Parete Piacenza, una placca liscia e verticale che richiese l’utilizzo sistematico dell’arrampicata artificiale.
Nel 1950 salì con Gigi Freoni lo spigolo sud est della Mitria e con Isauro Peraldo aprì il diedro nord dei Gemelli, itinerario che risultò sempre poco ripetuto a causa di un tratto con un pericoloso blocco staccato.
Nel 1958, ancora con Gigi Freoni, affrontò la mitica parete del Cossarello, sostenutissima ed all’epoca improteggibile arrampicata libera; la Via Staich al Cossarello è ancora oggi indubbiamente una delle vie più belle delle nostre montagne, anche se geograficamente il territorio ove è situata fa già parte della Valsesia.
Sempre nel 1958 Staich vinse la parete nord dei Gemelli con elevate difficoltà artificiali ed una dulfer valutabile di VI, lunga 10 metri ed ai tempi improteggibile. Purtroppo nel 2009 un grande crollo ha cancellato tutto il primo tiro della via, ed ora la via non è più percorsa.
Guido Machetto, il più grande alpinista biellese di tutti i tempi, non perdeva occasione per ricordare che “il Nito ha insegnato ad arrampicare a tutti noi“
Leggi il racconto di Gianni Lanza Guido Machetto e il ladro di chiodi
Anni Cinquanta e Sessanta
Sul finire degli anni Cinquanta fece la sua comparsa nell’alpinismo biellese la figura di Piero Gaudino, detto “Pero Quarantenou” per il suo numero di scarpe: Piero fu un fortissimo dell’arrampicata artificiale raggiungendo gradi di difficoltà che allora non erano nemmeno riconosciuti. Con il compagno Carlo Crivelli infatti aprì in artificiale la Via Gaudino alla parete Nord dei Gemelli che presenta un tratto molto pericoloso oggi valutato di difficoltà A4.
Piero Gaudino aprì anche la Direttissima di Sinistra alla Parete Piacenza, una via oggi non più percorsa ma affiancata da nuovi itinerari a fix. Purtroppo scomparve sul Cervino, all’uscita del Rifugio Amedeo, ed il suo corpo fu ritrovato solamente sei mesi più tardi.
Sempre sul finire degli anni Cinquanta sulle montagne biellesi comparve una generazione di arrampicatori fortissimi che si batterono soprattutto per ripetere le vie già esistenti ma ammantate di leggenda. In questo periodo il primo exploit nell’inverno del 1957 fu di Sergio Vercellotti e Umbertino Coda Zabetta che salirono in invernale la parete Piacenza, seguiti nel 1958 della Guida Alpina Vanin Antoniotti che salì in solitaria invernale il Canalino del Mucrone.
Nel 1963 Renzo Coda Zabetta e Piero Grava affrontarono lo spigolo della Becca di Lavazzey con la Via Walter, poi nel 1964 Bruno Taiana e Piero Grava salirono il Dente Della Vecchia, ed infine nel ’68 Renzo Coda Zabetta e Jean Dagostino salgono la remota parete nord del monte Rosso del Croso, una parete un po’ dimenticata a cui si accede dalla Valle Cervo.
Gli Anni Settanta, tra alpinisti di esperienza e nuove generazioni
Nel 1973 la Guida Alpina Ettore Gremmo con il vecio Piero Grava salirono quasi esclusivamente in artificiale la repulsiva e strapiombante Via Pivano alla Parete Sud-Ovest del Mucrone: la via fu dedicata a Carlo Pivano, forte alpinista biellese, morto nel 1963 durante la spedizione alle Ande Peruviane. L’apertura di questa via richiese numerosi tentativi a cui parteciparono anche Alessandro Gogna e Miller Rava. Un curioso fatto accadde durante questi tentativi: Miller giunto nei pressi di una lama staccata in pieno strapiombo tentò di piantare un chiodo ma udì uscire dalla roccia una specie di sibilo che si acutizzava quando il martelllo colpiva il chiodo e che taceva quando tutto tornava tranquillo. Dopo varie ipotesi il Miller senteziò “qui c’è un mostro” il tentativo finì tra la la risata generale dei presenti.
Gli anni Settanta vedono protagoniste sulle Alpi Biellesi le nuove generazioni.
Nacquero quindi vie più moderne, la prima fu la Sartori-Crotti alla sud del Mucrone aperta nel 1974: questo itinerario non fu molto ripetuto in quanto durante l’apertura, in corrispondenza di un diedro che trovarono bagnato, (dove ora sale la Via Fasoletti) i due forzarono una difficile ed improteggibile traversata a sinistra per aggirare l’ostacolo.
Sempre sulla Parete Sud del Mucrone nel 1976 Ugo Vialardi e Alessandro Carletto salirono quella che diventerà la super-classica della Parete Sud, la Via Vialardi, che sarà ripetuta in solitaria da Battistella. La Via Vialardi alla Parete Sud del Mucrone è un itinerario di grande sviluppo, tra i più lunghi delle Alpi Biellesi.
Nella metà degli anni Settanta fu la volta di un giovanissimo Gianni Lanza che nel 1975 affrontò la solitaria della Parete Nord del Cresto per una via oggi dimenticata.
Nel ’76 fu la volta della prima solitaria della Via Taiana-Grava al Dente della Vecchia, una breve ed estetica arrampicata su un originale torrione della Valle Cervo.
Nel ’77 Gianni Lanza salì la Via Coda del Drago al Monte Tovo con il compagno di cordata Massimo Ciarletti: all’epoca l’uscita finale fu affrontata tra i grandi tetti alla destra dell’itinerario che oggi si percorre. Sempre con Massimo Ciarletti, nello stesso anno, salì la parete nord est della Mitria.
Nel dicembre del 1977, all’età di soli 16 anni Gianni Lanza e Gabriele Guelpa affrontano la prima invernale della nord dei Gemelli per la Via Staich.
Nel gennaio del ’78 Giovanni Boggio, Ugo Vialardi, Silvana Fezzia e Giampiero Bocca salirono invece in prima invernale la Via Staich al Cossarello.
Gli anni Ottanta: l'inizio di una nuova epoca
Negli anni Ottanta si lasciarono gli scarponi, si iniziò ad arrampicare con le scarpette e comparvero i primi sistemi di protezioni veloci (all’epoca nuts) ed i primi chiodi a pressione.
Molti più alpinisti cominciarono a muoversi sul terreno Biellese, aprendo vie dal basso, sempre con concetti di arrampicata classica, ma con l’ausilio dei nuovi materiali.
In questo periodo furono aperte altre nuove vie: Enrico Rosso, Ennio Bruschi, Dino Angiono con qualche chiodo a pressione ed impegnativa scalata libera aprirono la Via Fasoletti alla Sud del Mucrone, itinerario ora riattrezzato e percorribile.
Nel 1981 Gianni Lanza salì in prima solitaria la Via Pivano alla Sud del Mucrone, quindi nel 1983 affrontò la prima solitaria della Via Staich alla Nord dei Gemelli.
Sempre Lanza nel 1985 aprì con chiodi tradizionali la Via Antichi Zeiten alla Parete Piacenza, l’ultima via di arrampicata aperta sul Mucrone prima dell’epoca delle aperture con spit.
Anche Paolo Cavagnetto e Alessandro Zoia nel 1982 riuscirono a salire le improteggibili placche della Via Amica sul lato sinistro della Parete del Cossarello.
In questa montagna nel 1983 Enrico Rosso con Alessandro Cugnolio aprì la Via Machetto: sempre Enrico Rosso aprì in solitaria una variante alla classica Via Staich, salendo direttamente il grande diedro centrale.
Sull’estrema destra della parete, nello stesso anno passarono anche Moglia, Perino e Longo, con la Via Pelomo mentre ancora Enrico Rosso salì in solitaria le placche a destra della Via Staich aprendo la Via Giorni Felici.
Nello stesso anno sul Rosso del Croso Amabile Ramella Cravaro e Francesca Ceroni saliranno la Via Pascher.
Negli anni ’80 molte furono le prime invernali: Gianni Lanza e Guido Bertagnolio salirono la Gaudino, la Mucronomicon e la Antichi Zeiten alla Piacenza. Più tardi sempre Lanza con Angelo Moglia saliranno in inverno sulla Sartori-Crotti e Enrico Rosso realizzerà la prima invernale della Via Pivano al Mucrone e della Direttissima alla Piacenza. Amabile Ramella Cravaro salirà in solitaria la Via Monformoso, Michele Fardo e Paolo Comoglio saliranno in inverno sulla Ramella-Miglietti ai Gemelli.
Gli anni Novanta e il Duemila: l'avvento degli spit
Negli anni Novanta sulle pareti comparvero i primi spit: Gianni Lanza e Guido Bertagnolio aprirono la Via del Miller allo Spigolo del Canalino, e poi la difficile Via del Nanni alla Parete Piacenza, dedicata all’alpinista biellese Nanni Serralunga, che venne ripetuta in prima solitaria da Luca Formagnana ed in prima invernale da Michele Fardo e Fabrizio Franco.
Nel 1995 nacque la Tike Saab Guide Alpine, la prima scuola di alpinismo autorizzata composta unicamente da guide alpine professioniste regolarmente iscritte al Collegio Piemontese, che per 15 anni sarà il punto di riferimento dell’alpinismo biellese.
Nel 2000 lo spit diventa di normale uso, Erik Hottejan e compagni aprono la bellissima Via Ciro e Mimmo al Piccolo Cervino.
Gianni Lanza, Seba Biolcati, Roby Sellone, Franco Delzoppo, Lele Mosca, Aldo Astrua, Alberto Pezzin iniziano una importante campagna di apertura di nuove vie di arrampicata. Salgono due vie sulla Nord della punta Sella, due vie sui Bechit, due vie vicino alla cresta Carisey, quattro vie sulla remota parete dello Skurz, due vie sul Mombarone, cinque vie alla cresta dei Cacciatori.
Stefano Perrone con Valeria Bruna sale la difficilissima Gemelli Diversi alla nord dei Gemelli e la classica parete nord della Punta della Vecchia.
Le vie ferrate, l'Alta Via delle Alpi Biellesi e la riattrezzatura delle vie classiche
A partire dal 2001, su idea di Gianni Lanza nasce il “Progetto Alpi Biellesi” che si propone di riqualificare la montagna rendendola fruibile ad un maggior numero di persone al fine di incrementare la frequentazione turistica delle Alpi Biellesi.
Il concetto di “montagna per tutti” nasce proprio in questo momento e l’azione avverrà su più fronti: dal trekking, alle vie di arrampicata, alle nuove vie ferrate.
Su incarico della provincia di Biella, la Tike Saab Guide Alpine apre le prime 3 vie ferrate del Biellese: la prima realizzata nel 2001 è la Ferrata del Limbo al Mucrone che oltre ad essere la nuova nata è stata una delle prime vie ferrate del Piemonte. Successivamente nasce la Ferrata Ciao Miki al Monte Mars, divertente itinerario dedicato all’amico Michele Fardo. In ultimo prende vita la Ferrata Nito Staich al Monte Tovo, dedicata al fortissimo alpinista triestino.
Nel 2002 la Guida Alpina Gianni Lanza con i suoi compagni traccia e attrezza la spettacolare Alta Via delle Alpi Biellesi, un percorso unico di 35 km, sempre in cresta, che attraversa l’intera catena montuosa biellese da Piedicavallo a Bagneri.
Parallelamente si riattrezzano e si bonificano le vie di roccia più classiche del biellese.
Dal 2009 in poi, sulla scia delle opere già esistenti, sempre su idea della Guida Alpina Gianni Lanza, vengono costruite altre tre importanti ferrate: nasce la Ferrata Scuola vicino al Lago del Mucrone, pensata per chi impara, per bambini o per persone con disabilità. Nascono quindi la Ferrata della Balma a San Paolo Cervo, intelligente recupero di una cava di sienite ormai in abbandono, e la Ferrata dell’Infernone in Valle Elvo, costruita tra le gole e le marmitte dei giganti del torrente Elvo.
L'idea di una montagna per tutti
La continua ricerca di una montagna per tutti porta all’apertura di altre nuove vie con chiodatura a fix. Il gruppo di Gianni Lanza, Roby Sellone, Teo Bizzocchi, Seba Biolcati apre una quindicina di vie ideali per uso scuola, spaziando dal Mars, al Mucrone, al Rosso, all’Argimonia, alla Balma, al Cossarello, alla Nord dei Gemelli.
Nella conca di Oropa intanto prende vita il progetto Oropa Verticale, in cui un gruppo di amici attorno a Roberto Munarin comincia a richiodare i settori sottostanti al pilone della funivia di Oropa e collegarli con un sentiero.
Sul Mucrone Munarin apre la Via Ai-Brix alla Sud del Mucrone che collega svariati salti di roccia e raggiunge un considerevole sviluppo e, pur se molto discontinua, risulta essere la via più lunga del biellese.
Nel 2017, proprio quando sulla Parete Piacenza sembrava esaurito tutto il terreno di gioco, Gianni Lanza individua una linea sul lato sinistro della parete, di grande bellezza e di notevole sviluppo, che dai pressi della partenza della Ferrata del Limbo porta alla cima del Mucrone: nasce quindi la Via Giampi Simonetti, aperta da Gianni Lanza, Teodoro Bizzocchi, Roby Sellone, Seba Biolcati, Luca Ruffino, Giorgio Santimaria, Marco Roggero e Dafne Munaretto. La via è stata voluta dalla famiglia di Giampi Simonetti, grande appassionato delle nostre montagne, che ha fornito il materiale per la chiodatura. La Via Simonetti con i suoi 13 tiri sta diventando una grande classica.
Lo sviluppo dell'alpinismo invernale
Tra i segmenti nuovi ritenuti importanti nello sviluppo del progetto Alpi Biellesi la Guida Alpina Gianni Lanza, a partire dal 2006, individua un primo itinerario sperimentale aperto appositamente per essere salito in inverno: si tratta della Via Aspettando Nessi sul versante nord del Mucrone, via di misto raggiungibile facilmente in inverno, che coinvolge le Funivie di Oropa, sicura e ben attrezzata.
Questa via ha avuto negli inverni successivi numerosissime ripetizioni: sull’onda di questo successo Gianni Lanza e Teodoro Bizzocchi aprono altre vie di misto, attrezzate a fix ravvicinati, terreno ideale per chi impara a muoversi in ambiente invernale.
Negli ultimi anni lo sviluppo delle tecniche di dry-tooling ha modificato l’approccio alla progressione su misto: in questo scenario la bellezza delle Alpi Biellesi offre la possibilità di coesistere sia alle vie estreme su terreno ed ancoraggi effimeri sia agli itinerari più popolari attrezzati a fix.
In questo ambito la Guida Alpina Stefano Perrone apre alcune vie di alpinismo invernale difficili ed effimere come la Via Spindrift e la Via Unesco, itinerari di difficoltà molto sostenuta.
Parallelamente le Guide Alpine Gianni Lanza e Teodoro Bizzocchi, grazie al contributo delle Funivie di Oropa, hanno attrezzato un’importante falesia per la pratica del dry-tooling, la Falesia Total Dry ad Oropa Sport, terreno ideale su cui imparare, praticare ed esercitare la tecnica del dry-tooling, ghiaccio e misto.
Da questo momento in poi il resto della storia diviene attualità.