Edo e Silvio alla Capanna Margherita

Capanna Margherita, dopo il corso di alpinismo Edo e Silvio raggiungono in autonomia un importante obiettivo

Il racconto di Edo

È stato semplicemente fantastico, il coronamento di un sogno per entrambi. Per me è stata la prima volta ad un’altitudine così importante ma per mio padre è stato il raggiungimento di un importante obbiettivo.
Partiti lunedì mattina abbiamo pernottato al rifugio Gnifetti, passando un pomeriggio intero ad alta quota per acclimatarci al meglio per il giorno seguente. La notte è passata molto lentamente sia per me che per mio papà, probabilmente per l’altitudine ma sicuramente per la tensione e la voglia di partire al più presto per la Capanna Margherita. Il giorno seguente sveglia alla 4,15, abbondante colazione per me, frugale invece per papà disturbato da una leggera nausea; poi la vestizione da alpinista e partenza alle 5:30, con tempo splendido e con noi già una miriade di formiche che attaccavano con le punte dei ramponi i ghiacciai eterni del Monte Rosa. Era la prima volta, sia per me che per mio padre, che attaccavamo per la Capanna Regina Margherita; io procedevo in testa e lui mi seguiva, legati in cordata secondo i dettami del mio maestro Gianni, entrambi concentrati come non mai, seguendo attentamente la traccia che lentamente ci avrebbe portati a 4554 metri sul livello del mare.
Avevamo atteso quel momento per molto tempo. Da quando ho cominciato ad andare in montagna seriamente, mio padre, che ha sempre appoggiato questa mia passione, si era promesso di raggiungere il rifugio più alto d’Europa prima di diventare troppo vecchio per farcela, ed avrebbe voluto che fossi io ad accompagnarlo. Non è mai troppo tardi, diceva, ma meglio non aspettare troppo.
La salita è stata lenta, ma con poche pause, ed al colle del Lys, malgrado la meta fosse ben visibile ma ancora lontana, la consapevolezza che ce l’avremmo fatta. Lo spettacolo grandioso, circondati dalle vette del Monte Rosa erano fonte di emozione ed al contempo rigenerante.
Siamo arrivati su dopo 4 ore di cammino, ma in cima, forse per la quota o forse per il pensiero alla lunga discesa ancora da affrontare con temperature decisamente alte, non abbiamo festeggiato, come avremmo dovuto quell’avvenimento, ma abbiamo aspettato fino all’arrivo della funivia di Punta Indren dove finalmente ci siamo resi conto di tutta la strada percorsa in quei 2 fantastici giorni.
Ringrazio il mio Babbo per la bellissima avventura passata con lui, per tutte le esperienze che mi ha fatto fare in montagna e per avermi fatto diventare ciò che sono.
E poi entrambi non possiamo dimenticarci di ringraziare infinitamente Gianni e Teo per i preziosi insegnamenti durante il corso di alpinismo e senza i quali non avremmo avuto il coraggio di tentare la salita da soli. Grazie di cuore.
Grazie Papà
Edo

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