Eiger Nord Wand
La mitica via negli anni 2000
Il muro della morte, L’Orco o comunemente conosciuta come Eiger.
Si, proprio lei l’Eiger parete dalle mille storie e sogno di tutti gli alpinisti. Si dice che sono le storie a far diventare grande un mito ed ora ne ho la certezza! La prima volta che sento parlare dell’Eiger credo risale a circa 9 anni fa, quando con la curiosità che poteva avere un ragazzino di 17 anni che si affaccia timidamente per la prima volta al mondo incantato dell’alpinismo, che successivamente diventa il suo stile di vita. Inizialmente si tratta di un alpinismo classico fatto di salite per le vie normali di diverse punte al di sopra dei 4000 metri di altitudine, per poi scoprire quel mondo effimero della scalata invernale su cascate
di ghiaccio fino ad arrivare a quelle vie cosiderate estreme, con valutazione delle difficolta gradate ED (estremamente difficile) del massiccio del Monte Bianco. E cosi a distanza di una settimana dall’aver raggiunto la punta dell’Eiger passando attraverso la parete nord, una
parete di 1800m, sento di poter dire che qualcosa di grandioso è stato compiuto, aver chiuso la trilogia delle 3 pareti nord simbolo delle Alpi
in solo 7 mesi e per di piu’ a 26 anni credo sia una cosa che non capita tutti i giorni, un sogno, o meglio un obbiettivo finalmente raggiunto e realizzato, credo che nella vita bisogna porsi degli obbiettivi se no altrimenti ci si limita ad esistere e non a vivere.E’ venerdi pomeriggio mi giunge la voce di alcuni amici che anno salito la via durante la settimana, come d’istinto butto subito un occhio alle
previsioni, non sembra vero finalmente una finestra di bel tempo per l’inizio della prossima settimana. Non mi sembra vero e subito inizio a
fare un giro di telefonate, chiamo Simo con il quale ho condiviso Grandes Jorasses, e Cervino, ma purtroppo mi comunica che non può
muoversi. Un attimo di esitazione e mi vengono in mente delle parole dette da un Amico un po di tempo fa “ma non mi chiami piu per andare in giro?” Detto fatto cerco il numero, il telefono squilla, dai Luca rispondi.. “Hey ciao, come stai? senti un po’ che programmi hai per i
prossimi giorni? un momento di silenzio… hey ci sei? si dimmi Erik
cosa hai in mente.? Eiger…-cosa? si hai sentito bene Eiger.. Risposta
sei uno st….o!!Non ti fai sentire per una stagione e poi salti fuori con questa proposta.. Bhe vogliamo tornare a fare qualcosa assieme e a farlo nei migliori dei modi? ti va? Un momento che ne parlo con la
morosa e vedo col lavoro come sono messo… ok a dopo..”Passa qualche ora, un messaggino allora ci sei? risposta si ok ci sono.. Chi è a casa sa benissimo di cosa si tratta, almeno per quanto riguarda la famiglia di Luca. Una scelta difficile da accettare per chi aspetta il nostro
ritorno e una scelta impossibile da rinunciare per chi vuole salire quella montagna.. E cosi domenica pomeriggio siamo in macchina alla volta di Grindelwald. La parete e avvolta nelle nuvole e non si lascia vedere , è ora di cena e troviamo un ottimo ristorante italiano due
carbonare e due birre, visto che per due giorni ci toccheranno solo barrete.
Lasciamo il ristorante e ci dirigiamo al parcheggio dove passeremo la notte dormendo io per terra sull’asfalto e Luca in macchina, e come per
incanto eccola li senza una nuvola, li in tutto il suo magnifico splendore, una parete senza senso e molto estetica, il mio commento:
mamma mia che linea magnifica. Luca mi guarda dicendomi domani saremo in
quell’inferno yeaa!! Sembravamo due bambini.. L’indomani partiamo col
primo trenino e Luca mi confessa di essere un pochino teso per lui è la prima via di quella lunghezza, gli do una pacca sulla spalla e via si
parte. Attacchiamo lo zoccolo subito due cordate rinunciano, questo non è posto per deboli bisogna dargliene. Procediamo slegati e veloci fino alla Fessura difficile assumendocene i rischi.. Facciamo giù la corda e
Luca affronta il primo tiro non banale subito capiamo di che pasta è fatto l’orco. Passo io al comando e via che si va di cordata mobile fino al famoso Traverso Hintertoisser, superiamo il primo e secondo nevaio, il ferro da stiro, il terzo nevaio. Raggiungiamo una cordata di inglesi che sale lenta e la salutiamo al bivacco della morte, intanto si fa sera e
arrivano le nuvole come da previsioni, procediamo perdo un po di tempo perchè in mezzo alla nebbia perdo la via, salgo scendo vado a destra a
sinistra poi un raggio di sole mi fa capire dove andare.. siamo sotto la rampa passa avanti Luca, diventa buio e il socio mi confessa di essere
un po’ in crisi, tranquillo lo rassereno dicendogli ci penso io, accendo la frontale e via che parto credo farò 100 m e raggiungo un posto da
bivacco credo il migliore di tutti, lì sulla rampa sotto il tiro della cascata.La notte passa in fretta all’alba ci svegliamo e con calma ci
prepariamo ci tocca la parte alta della via forse la più impegnativa parto io per il tiro della cascata, una bella ginnastica per iniziare la
giornata, poi tocca a Luca sulla fessura friabile, ci alterniamo sulla Traversata degli Dei, Luca si tira tutto il ragno bianco e poi a me tocca arrivare fino le fesssure finali, (premetto che di tiri in tutto
ne avremmo fatti 6/7 su tutta la via il resto cordata mobile) e poi con un paio di tiri raggiungiamo il pendio finale. Piano piano raggiungo la
cresta di Mittellegi. Siamo fuori dalla nord ma ancora non è finita. L’Orco inizia a soffiare con vento fortissimo e la cresta è affilatissima
tanto che procediamo molto a rilento.. Ecco un ultimo passo e calpesto la cima dell’Eiger e subito partono urli di gioia un sogno realizzato un progetto importante portato a termine, il vento non molla una foto
veloce via di corsa ci aspetta ancora la discesa non banale neppure questa, ci godiamo un tramonto spettacolare e ormai al buio raggiungiamo la stazione dove tutto cominciò due giorni prima. Una telefonata a casa le prime lacrime di soddisfazione e ci abbandoniamo in un piacevole
sonno. L’indomani scendiamo a valle ancora increduli a dire il vero lo resteremo per parecchi giorni. Abbiamo scalato la nord dell’Eiger ce lo
ripetiamo per tutto il viaggio di rientro nulla potrà piu spaventarci..In questi giorni due ragazzi non erano ne amici ne soci, ma erano due
fratelli! Grazie ancora Luca..
Erik Malgaroli – Luca Carapella
Ho salito quella parete molti anni fa, nell’88, con Angelo Moglia e Cesare Gariazzo, leggere il racconto e l’entusiasmo di Erik mi riporta al tempo lontano di quella grande avventura. Preparazione massima, concentrazione, nulla al caso, allora quella parete faceva paura, le cordate italiane che l’avevano salita erano pochissime, noi tre alpinisti normali, non fortissimi ma determinati come commandos. Nella scelta dei compagni inflessibilmente ho deciso di non aver con me nessuno che aveva figli, temevo molto quel muro di 1800 metri, sinistro e ghiacciato. Poi salendo la tensione svaniva piano piano, giunti al ragno bianco la certezza della riuscita si faceva strada, poi la vetta, le stesse indescrivibili sensazioni che ha avuto Erik, grande viaggio…. grande felicità.
Gianni Lanza
Guarda le foto della salita di Gianni Lanza, Cesare Gariazzio, Angelo Moglia su Eiger parete Nord, la parete più alta delle Alpi